sabato 13 ottobre 2007

I modelli (italiani) di Tv 2.0

Post soggetto ad update!
Colgo l'occasione del post scritto da Tommaso Tessarolo sullo stato della NetTV per una personale riflessione su quelli che mi sembrano i modelli di tv 2.0 che si stanno attualmente imponendo in Italia. Scrivo attualmente perchè la mia riflessione è una fotografia di quello che i protagonisti stanno facendo ora senza considerare gli eventuali sviluppi futuri.



-> Modello aggregativo community. E' il modello adottato da TheBlogTv.it che grazie alle segnalazioni di video prodotti dagli utenti iscritti al progetto confeziona contenuti come Tifosi 2.0 per La3 , BlogNotes per Fox, Webox per Music Box e per altre emittenti o video adevertising per Fiat e Last Minute. Il punto di forza è nella rivoluzionaria scelta di pagare i video che gli utenti producono per i vari programmi o i vari contest e nel fatto che gli utenti possono vedere i propri video all'interno di format televisivi.

-> Modello aggregativo live show. E' il modello con cui si è imposta N3tv.it: in studio grazie alla piattaforma Mogulus in diretta si dà vita a dei talk che integrano al loro interno forme di interattività quali la chat, i sondaggi e la possibilità per i fruitori di proporre argomenti. Dopo la live session il materiale, postprodotto, viene distribuito in modalità Podcast ed in download per i formati iPod, 3GP e MP3. podcast. Agli show come Fallo da dietro (sport), Infame (musica) o Politica 2.o (politica) sono affiancate le news su vari temi come NetTv, Videogiochi. Mobile ecc e altre esperienze di produzioni video originali e innovative come Videomarta.

-> Modello aggregativo channels. E' il sistema con cui si è presentato giorni fa Streamit.it il contenitore televisivo che aggrega canali. In questi giorni è possibile collegarsi a Streamit.it e vedere gratuitamente diversi canali tematici come Cortoons Tv (canale dedicato ai corti), Mousemen (canale musicale), Stadio News 24 o Mi-tele (artistico, new media). L'utente sceglie il canale preferito e clicca sul contenuto cui è interessato.

I tre modelli sono in continua evoluzione (riserveranno sicuramente sorprese) e nuovi protagonisti si stanno affaciando sulla scena. La riflessione futura cui dovremo dedicarci sarà quella legata ai contenuti, ai modelli di fruizione e consumo e al modello di business.
Intanto eccovi qui il Decalogo per Broadcaster 2.0 stilato da Salvo Mizzi, il fondatore di My-Tv Spa, e pubblicato all'interno di Mediamorfosi (il volume di Link curato da Federico di Chio).

1.La televisione 2.0 si basa sull’uso del web come piattaforma, non ha confini e mantiene sempre chiaro il proprio baricentro gravitazionale: approccio etico, cooperativo e comunitario, più dal basso che dall’alto. E’ la logica di Youtube, di Google Video, di MySpace.
2.Se il Web diventa la piattaforma di riferimento è necessario poter contare su macchine comunicative in grado di presidiare tutta la miriade di siti che costituiscono la costellazione internet e non soltanto alcuni grandi siti chiave. Bisogna ragionare in termini di long tail, includendo tutta lo logosfera espressiva. E’ la rivoluzione attuata da Google AdSense nella raccolta pubblicitaria.
3.Il vantaggio competitivo non è avere “Intel Inside” ma esercitare il controllo o comunque possedere in via esclusiva fonti di dati unici o in ogni caso difficili da ricreare ex novo. Un caso esemplare è rappresentato da Google Maps. Nella tv 2.0 non sono i diritti a fare la differenza, ma la relazione tra i dati di visione del contenuto e l’identità del soggetto che guarda. Se da broadcaster continuiamo a non sapere nulla di chi guarda cosa, non sapremo nulla di cosa sarà il futuro.
4.Gli utenti creano valore in misura esponenziale. Non restringete mai la cosìdetta “architettura della partecipazione” a un video, un commento, alcune foto. Lasciate che gli utenti aggiungano valore alla vostra applicazione. Questo valore cresce al crescere delle possibilità espressive e al crescere della memoria delle interazioni.
5.Gli aspetti partecipativi del network devono essere automatizzati. Soltanto una parte degli utenti deciderà di partecipare attivamente alla vostra applicazione, al vostro programma, alla vostra iniziativa. Fate in modo che gli aspetti parteciptivi siano sviluppati di default anche solo dalla visione o dall’upload del semplice contenuto.
6.La proprietà intellettuale limita il riutilizzo e la sperimentazione. La liberalizzazione di alcuni diritti può suscitare una nuova ondata di produzione di massa dal basso, e agevolare la costruzione di video database che facciano superare la massa critica necessaria al decollo. Non solo. Può avere un effetto di stimolo e scoperta di nuovi talenti. La strada è quella dei Creative Commons, intrapresa anche da BBC con il suo Interactive Media Player.
7.Considerate la tv 2.0 alle prese con un eterno numero zero, allo stesso modo delle eterne beta version oggi diffuse su scala planetaria da Internet. In un mondo che dipende sempre più dagli effetti partecipativi nessun prodotto giunge mai allo status di release definitive. Si rilasciano sempre versioni perfettibili, appunto eternamente beta. Non è necessario consolidare tutto in machine editoriali monolitiche, è nella logica del gioco essere provvisori e partecipativi anche sotto questo aseptto. Osservate Gmail (il servizio di posta elettronica di Google) e la sua inesorabile parabola di diffusione e sviluppo. Non penserete certo sia solo una macchina da e-mail, vero?
8.Cooperate sempre e non eccedete nella tendenza al controllo. Fate in modo di partecipare a vostra volta alla costruzione del contenuto generale, usate dati e layer altrui creativamente, usate e fatevi usare dalla syndication. Voi lo mandate in onda, fate uno share da record. Il maggiore quotidiano nazionale lo rilancia. Voi prendete il centro della scena mediatica. (Consiglio: assumete il videomaker, evitate di fargli causa per violazione del copyright).
9.Internet e il Pc non vivranno mai pià da soli. Una volta che sarà vinta la sfida di portare i contenuti di Internet nel mondo aperto, verso tutti i device digitali, non ci saranno più limiti alla costruzione e distribuzione di macchine neotelevisive ubique e onniprosenti.
10.Fratelli, la televisione 2.0 è alle porte. Fatevi trovare svegli. Se preferite dormire sappiate che ci penserà Google, o il molto venerabile Steve Jobs.

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