
Non so se sia giusto come ha fatto altri non entrare in merito alle questioni sindacali su cui nemmeno io posso dire nulla. Quello che mi preme sottolineare per continuare ad alimentare questo dibattito di cui a me sembra si parli pochissimo è che oltre a De Bortoli ci sono stati altri interventi sul tema che vale la pena segnalare.
La scorsa settimana Pippo Marra, proprietario e direttore dell'agenzia di stampa Adnkronos, ha tuonato così in un'intervista concessa a Vittorio Zincone: "le tecnologie corrono, mentre i giornalisti camminano. Lentamente. I lettori sono attivi, commentano, correggono, intervengono. Un qualunque cittadino/blogger con una telecamera può fornire più informazioni di un inviato." Zincone ovviamente gli ha chiesto se stesse pensando di rottamare i giornalisti e Marra invece ha sentenziato "No, ma penso che si dovrebbero adeguare. Armarsi di telecamera e cominciare a produrre contenuti nuovi. Invece si rifiutano. La resistenza non è solo di tipo sindacale, è culturale. Molti pensano di essere 'arrivati', si sentono grandi firme e hanno perso il gusto di sporcarsi le mani: i retroscenisti si mettono a fare analisi politiche…" (Per la versione integrale dell'intervista cliccate qui).
Tempo fa Giorgio Mulè, direttore di Panorama, aveva raccontato credo proprio a PrimaComunicazione di come avesse chiesto ai giovani inviati di Panorama di armarsi di telecamera per portare anche su PanoramaTV inchieste e notizie scottanti. Come non ricordare a proposito l'inchiesta sui preti gay e i video shock sulla sanità?
Ritornardo alla questione De Bortoli, ad onor del vero, già lo scorso Aprile in occasione di un altro sciopero dei giornalisti del CdS Vittorio Feltri in un editoriale intitolato "Il Corriere, lo sciopero e il sindacato miope" scriveva: "Sicché il Corriere della Sera è l’unico quotidiano al mondo in cui il direttore, per spostare- ad esempio- un giornalista dallo sport agli spettacoli, deve ottenere il parere favorevole dell’interessato; e prima di assumere un professionista giudicato indispensabile ai fini del miglioramento del prodotto, è costretto a chiedere il permesso dell’assemblea. Tutto questo mentre le imprese – non soltanto editoriali – sono in affanno, alcune chiudono per asfissia e molte sono nella necessità di tagliare gli organici onde sopravvivere. Evidentemente i signorini del Corriere sono convinti di essere affrancati dal bisogno di rispettare le leggi di mercato, e pensano di ricevere lo stipendio per diritto divino. Non sanno, o fingono di non sapere, che il loro è un quotidiano simile a tutti gli altri e che, avendo i conti disastrati, è già un miracolo riesca a stare in piedi" e così concludeva "Sappiano che le speranze di non restare disoccupati sono legate a un maggior senso di responsabilità: bisogna stringersi attorno al direttore anziché dargli addosso con pretesti vergognosi. Altrimenti, presto non sciopererà più nessuno neanche per cose serie perché la controparte avrà portato i libri in tribunale; e i cari colleghi scriveranno sui muri, gratis."
Tutte queste dichiarazioni stanno funzionando come un'enzima per riaprire un dibattito che parla di futuro e per questo continuo a chiedermi: mentre il giornalismo sta cambiando, proprio i giornalisti stanno frenando questo rinnovamento? Forse è arrivato il momento di aprirsi al cambiamento come molti hanno scritto in rete.

Mario Adinolfi su TheDailyWeek ha rincarato la dose "Quelli di cui parla De Bortoli sono cambiamenti ineluttabili. Il web, l’Ipad, le webtv rappresentano opportunità che nessuno si può permettere di tralasciare, non ci troviamo davanti a strumenti del demonio che determinano un imbastardimento della professione giornalistica. E’ necessario che anche i sindacati, spesso arroccati nella difesa del privilegio, sappiano cogliere la sfida del rinnovamento, sapendo trasformare questa sfida in un’opportunità per tutti, invece che nella battaglia di pochi".
Su AgoraVox nell'articolo Caro Ferruccio De Bertoli, se fosse tutto vero è stata lanciata anche una sfida "ma caro De Bortoli, sono i giovani che tu citi con tanto amore, i più bistrattati. I giovani che l'ex vicedirettore del Corriere Pierluigi Battista afferma che non riescano ad entrare in redazione sotto i trent'anni. La ricetta descritta sarebbe assumere dieci giovani all'anno, prelevandoli dai master universitari o dalle migliori fondazioni. Apparentemente, oro. Un contributo così elevato passerebbe alla storia. Tuttavia, siamo veramente sicuri che i migliori talenti del giornalismo, provengano dai master o dalle università private? La storia ci insegna che uno dei migliori era un figlio di un fabbro di Romagna, il quale, secondo Montanelli, forse il più in gamba di tutti, non dava tregua agli avversari e garantiva un'informazione eccellente. I giovani chiedono, De Bortoli, quanto tu hai voluto esternare in quelle righe, che ovviamente, hanno causato uno sciopero corporativo. I giovani aspirano a scrivere, od usare le tecnologie alternative che sono state elogiate, in periodici nazionali. E' indiscusso, e sicuramente apporterebbero qualche miglioria o rinnovamento".
Per completezza d'informazione, last but not the least, un giornalista del Corriere intervistato da Blogosfere spiega la situazione dall'interno.
Buon dibattito e buon cambiamento!
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