
1) LA SFIDA DI SKY: NEL 2010 PIÙ RICAVI DI RAI E MEDIASET.
Edoardo Segantini per "CorrierEconomia" del Corriere della Sera
Sky si trova al centro di una nuova guerra mediatica, in buona parte determinata dal suo stesso successo. In termini di fatturato, l'anno prossimo secondo IT Media Consulting la tivù di Murdoch potrebbe superare Rai e Mediaset, diventando il «primo polo» televisivo italiano. E forse il più concentrato sull'evoluzione dei gusti del pubblico. «È il pubblico - dice il vicepresidente di Sky Italia Andrea Scrosati sintetizzando la strategia dell'azienda - che sceglierà le piattaforme tecnologiche preferite: l'azienda si adeguerà rapidamente». Ma nel cielo di Sky si addensano le nubi. La Rai potrebbe non rinnovare il contratto che la lega all' azienda guidata da Tom Mockridge, contratto in scadenza a fine luglio, che consente agli abbonati al satellite di ricevere le tre reti Rai e i canali Raisat. Il progetto dell'emittente pubblica, insieme a Mediaset e con una piccola quota di Telecom Italia Media, è infatti quello di lanciare un «secondo polo» satellitare che partirà a luglio - Tivù Sat, la società presieduta da Luca Balestrieri - sfidando il monopolio di Rupert Murdoch.
Rinunciando a un super-Veicolo come Sky, Viale Mazzini farebbe una scelta unica tra i servizi pubblici, che al contrario stanno cercando di utilizzare tutti i canali disponibili per raggiungere il pubblico «là dove si trova» (le parole sono della manager della Bbc Caroline Thomson), e tanto più il pubblico della pay-tv, di alto valore pubblicitario per censo ed età. E proprio l'emittente inglese ha creato un proprio canale satellitare gratuito (Freesat) ma non ha rinunciato a diffondere i suoi programmi attraverso la murdochiana BSkyb. Chi lo ha fatto, in passato, è stata la privata Itv, che poi se n'è pentita ed è tornata a bordo del satellite.
PIATTAFORME - Dal gruppo di lavoro creato dal direttore generale della Rai Mauro Masi starebbe al contrario emergendo l'orientamento a non rinnovare il contratto con Sky sulla base di considerazioni sia economiche (l'effettivo beneficio della presenza Rai sulla piattaforma del concorrente) sia strategiche (l'alleanza con Mediaset in Tivù Sat). In ogni caso, dicono in Viale Mazzini, a giugno saranno effettuate le prove di criptaggio dei nuovi decoder per Tivù Sat, prodotti da Telesystem, Humax e Adb, che da luglio dovrebbero essere in commercio. Quanto a Mediaset, Fedele Confalonieri ha da poco dichiarato che la riflessione, al momento, riguarda soltanto la Rai e che le decisioni del Biscione saranno prese dopo l'estate. Per capire che cosa accade nell'etere bisogna ricordare che in tutti i Paesi la televisione satellitare a pagamento e ora il digitale terrestre stanno guadagnando rapidamente posizioni. Il piccolo schermo è teatro di un grande cambiamento: calano ascolti e ricavi pubblicitari delle emittenti tradizionali mentre cresce il peso della pay-tv e il pubblico si frammenta in mille canali, preferenze e nuove abitudini. È una vera e propria rivoluzione mediatico-pubblicitaria in cui Sky Italia gioca un ruolo da protagonista ma dove anche i concorrenti si muovono verso il digitale e la pay-tv. «Non so - dice ancora Scrosati - quali piattaforme useremo nel 2015. Certo il 31 dicembre 2011 scade il vincolo che ci impedisce di trasmettere via digitale terrestre, quindi dal 2012 potremo usare anche quel canale. Il dubbio riguarda la sua capacità trasmissiva piuttosto limitata, soprattutto per trasmettere alta definizione. E noi sull'alta definizione puntiamo molto, tanto che in un anno prevediamo di raddoppiare i canali in HD». L'altra piattaforma tecnologica è l'Iptv, cioè la tivù via Internet veicolata sui cavi telefonici. «Sky Italia - dice ancora Scrosati - ha fatto una scelta diversa da quella della cugina BSkyb in Inghilterra, (che ha acquisito l'operatore Easynet, ndr): è stata quella di offrire il proprio bouquet sulle tre Iptv nazionali, Telecom Italia, Fastweb e Wind. Lo sviluppo di questa piattaforma dipenderà da due fattori: il primo è ancora il gradimento del pubblico; il secondo è l'effettiva ampiezza di banda che gli operatori metteranno in campo e la conseguente qualità di trasmissione».
OFFERTE MULTIPLE - Riassumendo, Sky vuole utilizzare tutte le tecnologie disponibili: dal satellite, di cui intende conservare il dominio, al digitale terrestre fino all'Iptv. «La ragione che spinge Sky a voler essere presente su tutte le piattaforme tecnologiche - sostiene Augusto Preta, di IT Media Consulting - è duplice: da un lato la quasi saturazione del mercato satellitare italiano, circa il 25%, con 4,8 milioni di abbonati. Dall'altro la non proprietà dell'infrastruttura satellitare stessa, che Sky utilizza affittando i servizi di Eutelsat». In prospettiva, aggiunge l'esperto, la tecnologia più efficace potrebbe essere proprio l'Iptv, unica a offrire al meglio la doppia modalità d'uso della tivù «lineare», il palinsesto a ore fisse, e della tivù a richiesta. Se questi sono i capisaldi strategici, fortissima è l'aggressività commerciale dei Murdoch boys. Come ha scritto il Financial Times giocando sul significato della parola Sky, «l'unico limite è il cielo». Ne sa qualcosa l'ex capo di Tiscali Mario Rosso, che proprio a Londra per mesi ha trattato con «gli australiani » per la cessione di Tiscali Uk a BSkyB, per poi concludere cedendo l'azienda di Renato Soru a Carphone. «In Inghilterra - dice Rosso - mentre oggi stiamo perfezionando la vendita di Tiscali Uk, BSkyb offre ai nostri ex clienti pacchetti super-scontati composti da accesso alla banda larga e tivù. Non a caso nel primo trimestre 2009 hanno acquisito il 40% dei nuovi clienti inglesi alla banda larga. In 18 mesi, con la formula connessione gratis a chi si abbona alla tivù, hanno raccolto due milioni di abbonati».
2 - GLI UTILI SONO IN CRESCITA MA SERVONO PIÙ FONDI.
Massimo Mucchetti per "CorrierEconomia" del Corriere della Sera
Con il marchio Sky, che riecheggia BSkyB, cuore inglese dell'impero televisivo della News Corp, la pay-tv italiana ha cessato di bruciare cassa il 30 giugno 2006, ma per dare il primo dividendo ha dovuto attendere la fine del 2008: il 18 dicembre, per la precisione, quando l'assemblea di Sky Italia ha ripartito l'utile di 418 milioni per 218 a riserva e a copertura delle residue perdite pregresse e per 200 milioni a remunerazione del capitale. Ma di questo dividendo, a suo modo storico, Sky Italia non ha dato notizia. Come mai? L'amministratore delegato Tom Mockridge preferisce volare basso. Una Sky percepita come forte sarebbe motivo di preoccupazione per le tv generaliste. E chi si preoccupa poi reagisce. Come dimostra l'attuale resistenza della Rai all'offerta di Sky per avere i programmi di Raisat e RaiCinema per altri 7 anni. E come prim'ancora aveva dimostrato il governo Berlusconi aumentando l'Iva sugli abbonamenti alla pay-tv dal 10 al 20%, una decisione che cancella un'agevolazione fiscale in precedenza richiesta dallo stesso Berlusconi. Togliendo a Sky i loro programmi, soprattutto quelli in chiaro, e trasferendoli sulla loro piattaforma a pagamento, TivùSat, Rai e Mediaset pensano di penalizzare la pay-tv di Murdoch e di dare un possente traino ai loro bouquet a pagamento, che sono, peraltro, solo quelli del Biscione.
UTILI IN CRESCITA - In effetti quella di Sky poteva sembrare una marcia trionfale. Nell'esercizio 2007-08, Sky Italia ha registrato ricavi per 2,7 miliardi di euro con un utile netto di 418 milioni, quasi quanto Mediaset che nel 2008 ha dichiarato un utile di 459 milioni su 4,2 miliardi di ricavi. Certo, Sky si è giovata di 180 milioni imposte differite attive, che derivano dalle perdite pregresse ancora deducibili, e non dalla gestione. Ma è un fatto che, nonostante la crisi e l'aumento dell'Iva, una banca come JP Morgan prevede un utile operativo di 400 milioni per l'esercizio 2008-09 che va a chiudere il 30 giugno. Un margine al quale andranno aggiunti un po' di proventi sulle ormai ricche disponibilità finanziarie. Questi primi passi di marcia trionfale arrivano al termine di lunghe sofferenze. Murdoch è entrato nella pay-tv italiana dalla porta di servizio di Stream, la pay-tv di Telecom, nel 1999. E sono stati dolori fino a quando non ha potuto unificarla con Telepiù, liquidando infine l'ex monopolio dei telefoni con una miseria. Secondo lo stesso Murdoch, News Corporation ha investito quasi 2 miliardi di euro nel capitale della pay tv italiana a partire, appunto, dal 1999. E 10 anni dopo ha portato a casa i primi 200 milioni. Ci vorrà del tempo prima di ripagare quell'investimento. Ancor oggi, il valore di Sky Italia, ai multipli di mercato, si aggira sui 2,5 miliardi, 4 volte il margine operativo lordo. Ma intanto va riconosciuto che il ritorno sul capitale investito è salito al 28% e tende a crescere contro il 16% di Mediaset che tende a calare.
IL TETTO È VICINO - La domanda, a questo punto, è: quanto fiato ha Sky Italia? In teoria, ancora parecchio. Come si vede dal grafico la crescita dei ricavi è molto più veloce di quella dei costi operativi. Di questo passo, in 7 anni, Sky potrebbe arrivare a un risultato operativo di 3 miliardi, 10 volte quello attuale. Ma questo genere di proiezioni sono solo un'esercitazione. La realtà è assai diversa. E dunque il fiato di Sky Italia può essere inferiore a quello che appare. La penetrazione della pay-tv non è infinita e Sky non è più sola sul mercato. Sky oggi ha 4,8 milioni di abbonati e dice che crescerà al ritmo di 300 mila abbonati per ogni anno. Per arrivare ai 9 milioni di abbonati che la Rai indica come spauracchio per rompere il rapporto con Sky, bisognerebbe attendere il 2022 e non il 2012. Di più: Sky è pure ottimista. Dice 300 mila per tranquillizzare le banche d'affari che consideravano Sky Italia uno dei settori trainanti per l'intera News Corp e ora sono preoccupate sia per gli effetti della crisi e dell'aumento dell'Iva, che hanno portato il tasso di disdetta degli abbonamenti dal 10 al 15% del periodo gennaio-marzo di quest'anno, sia per la concorrenza che comincia a venire dal Biscione con Mediaset Premium, che, secondo Deutsche Bank, viaggia verso i 470 milioni di ricavi nel 2009 e si avvicinerà al pareggio operativo già l'anno prossimo. Mediaset Premium ha 3,3 milioni di abbonati. Che cominciano a spendere un po' più del pochissimo che spendevano prima. D'altra parte, il numero delle famiglie non è infinito. L'Istat ne conta 23 milioni. Con una penetrazione all'inglese, il bacino teorico è di 10,5 milioni di abbonamenti. Tra Sky e Mediaset siamo già a 8 milioni e, di solito, gli ultimi arrivati sono quelli che consumano meno. La competizione costringerà invece le pay-tv a impiegare maggiori risorse per conquistare e trattenere i clienti: Sky perderà il vantaggio del monopolio, Mediaset Premium non potrà più avere i diritti del calcio al prezzo basso di oggi perché la casa madre ne fa una ricca intermediazione con la stessa Sky.
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