mercoledì 2 gennaio 2008

Henry Jenkins & Derrick De Kerckhove sul 2008

Il 2008 sarà un anno caldo per i media digitali, parola di Henry Jenkins che nel suo “Generazione Remix” pubblicato sull’ultimo numero dell’Espresso arriva a prevedere:

- un nuovo rapporto tra produttori di contentuti e consumatori (che nel frattempo sono diventati essi stessi generatori di contenuti);
- che il flusso dei contenuti, in gran parte formato da decisioni prese nelle stanze dei bottoni delle grandi multinazionali, sarà sempre più influenzato da quello che accade nelle camerette dei teenager;
- che nel prossimo anno si svilupperà molto di più la cultura convergente di cui un aspetto chiave “è il fatto che i consumatori partecipano attivamente alla produzione e alla circolazione di materiali culturali”;
- che l’advertising esplorerà nuove strade per far scattare la scintilla della passione delle persone per i marchi e i prodotti;
Un vero e proprio terremoto, dunque, si sta per scatenare: la tv non riesce a confrontarsi con i media emergenti, i broadcaster stanno disperatamente pescando dal web contenuti e serie pensate per la Rete per portarle in tv e attirare pubblico. Ma spaventarsi è inutile - afferma l’autore di “Cultura Convergente”la realtà è che stanno perdendo sempre più controllo e il pubblico può prendere i loro materiali, remixarli, riproporli, e distribuirli in un modo molto più efficace e veloce dei media broadcaster.
Ci stiamo lasciando alle spalle un’era in cui dominava la rigidità e l’unico obiettivo era catturare lo sguardo di un spettatore inattivo: in futuro non sarà più così.
Una nuova cultura fatta di tanti sguardi, frammentata, a tratti esplosiva si sta facendo strada. Nel suo mini-saggio per l’Espresso “Tecnologia fa rima con magia” Derrick de Kerckhove e Vincenzo Susca affermano che “la diffusione sociale dei media elettronici si pone come l‘agente di deflagrazione della cultura moderna e del suo ordine politico, sociale, identitario ed economico”. Internet e la rete, quindi, come strumenti per sperimentare nuove forme di linguaggi e contenuti, come luoghi grazie al quale la rivoluzione tecnologica “si pone come l’arnese tramite cui affinare e socializzare le radicate tattiche di furbizia popolare, tutti quei metodi minuscoli tramite cui il popolo si è sempre difeso dallo sguardo aggressivo e pedante del potere” in una nuova ottica non più di resistenza nei confronti dei media ma di creazione e ri-creazione.
Qualche anno fa, ma ancora oggi se ne trovano di tracce, molti intellettuali sposavano l’idea che stessimo vivendo in una cultura prossima alla fine, incapace di trovare e incentivare novità e sperimentazione. Henry Jenkins e Derrick De Kerckhove, invece, ci proiettano nel prossimo futuro con riflessioni che come enzimi agiscono sul nostro lavoro e i nostri progetti non può farci che piacere. E voi… non fate i salti di gioia?

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