
E' un saggio citato da molti autori televisivi e uomini di marketing. E' a tratti poetico ma a mio parere non fotografa più la realtà attuale. Mi spiego meglio. Ogni giorno, per il lavoro che faccio, guardo molti contenuti che vengono dalla rete: corti, mini-format, videopodcast, inchieste di citizen journalism. E ogni giorno trovo cose nuove. Cerco di mettermi in contatto con gli autori e se possibile provvedo a trovar loro una collocazione in rete o in qualche programma televisivo. Sono per la maggior parte contenuti prodotti da miei coetanei, che abitano proprio in quelle periferie che seppur dimesse conservano ancora slanci di creatività. La TV, si sa, in Italia la si produce o a Roma o Milano eppure loro ( i miei coetanei, intendo) le loro performance le fanno dove capita: per strada, nelle loro camerette o negli spazi che hanno a disposizione. C'è che i programmi li fa in scooter e chi in macchina. Poi quei contenuti li mettono in rete e condividendoli abbattono le categorie spazio-temporali. Nel web non esiste nè il centro e nemmeno la periferia. Ed è proprio in questo magma che ho trovato le sperimentazioni migliori. Certo siamo proprio all'inizio: alcuni di loro non mettono le luci come dovrebbero, altri non impostano l'audio nel giusto modo. Ma proprio giocando e divertendosi stanno impostando un nuovo modello generativo per i contenuti. E chissà che verrà il futuro della tv e avrà i loro occhi.
2 commenti:
Salvatore, molto interessante la tua analisi. Ho dei dubbi sulle conclusioni però. Le nuove forme di generazione dei contenuti di cui parli in maniera entusiastica sono a mio parere sempre esistite. Senza andare troppo indietro negli anni, ti posso testimoniare quella che è stata la mia esperienza personale. Negli anni 90 suonavo in una punk band e anche all'epoca producevamo i nostri concerti, pubblicavamo la nostra musica e la distribuivamo attraverso un circuito indipendente internazionale. I banner si chiamavano flyer, i blog di ora erano fanzine ed erano fatti di fogli di carta tenuti insieme dai punti di una graffettatrice.
Quello che ha fatto internet è stato solo abbassare la soglia di accesso (è un po' più facile produrre e distribuire), tutto qua.
Ma prima che smuoviamo la "realtà quotidiana dimessa, priva di slanci, immobile ed eguale", hai voglia a bloggare...
Concordo sul fatto che ci voglia tempo e sul fatto che anche in passato ci fosse l'attitudine a generare contenuti. L'industria culturale ha bisogno di rinnovarsi per non proporre sempre lo stesso modello di "prodotto".
Sulla differenza con il passato credo che Internet abbia avvicinato le persone, abbattendo le frontiere (di alcuni contenuti ne posso usufruire solo grazie al web!. Ad ogni modo continuiamo a sperimentare.
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