Dopo il focus sulle trasformazioni della tv digitale e quello dedicato ai telefilm, Link il magazine più innovativo sulla televisione analizza i nuovi rapporti tra la scatola magica e il pubblico. Anche questo numero è ricco di interventi e acute analisi. “Finalmente ci siamo. Annunciata, invocata, negata e poi ecco: la rivoluzione dei media pare essere alle porte. [...] Ci scopriamo a guardare la televisione per strada con i videofonini, davanti a una scrivania su Internet, e magari, udite, liberi da qualsiasi vincolo di “flusso” [...]” esordisce Laura Casarotto.
Ma subito si passa al centro della questione: se Fausto Colombo si sofferma sul fatto che è finita l'era della fruizione istantanea e condivisa, Carlo Freccero ritornando sulla storia della tv condivide le sue suggestioni sui pubblici attivi del futuro. La sensazione generale leggendo gli interventi è che forse tra qualche anno prenderemo atto che non saremo mai più uniti come lo siamo stati guardando la tv di matrice generalista. Proprio Anna Sfardini elogia il nuovo spettatore dell'era post-televisiva impegnato in pratiche attive di interpretazione che come sottolinea Henry Jenkins, il nuovo McLuhan, non solo si fa promotore dei contenuti che più gli aggradano ma diventa a tutti gli effetti un broadcaster. Ivan Montis, infatti, a tal proposito dedica il suo intervento alla produzione degli user generated contents che sono sintomo del bisogno espresso dal pubblico di stabilire relazioni sociali in modo paritetico anche nell'ambito della produzione di contenuti. E dunque? E' arrivata l'ora di salutare per sempre la figura del couch potato? Forse si! La casalinga disperata di Voghera ormai non ne può più di palinsesti mobili e precari e di programmi che si allungano inesorabilmente sempre più. Nuovi contenuti per nuove piattaforme e soprattutto personali modalità di fruizione. La rivoluzione è appena cominciata e il futuro è di nuovo da disegnare.
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